quattro classici, tanti amici. “Ma mi manca Pino Daniele”


Per il suo primo progetto discografico interamente in italiano, la raccolta di cover “L’oro”, Mario Biondi sceglie quattro classici di Claudio Baglioni, Francesco De Gregori, Ivano Fossati, Riccardo Cocciante. E, in attesa di proporli dal vivo il 26 luglio ai Giardini Estensi di Varese (cui seguiranno in autunno concerti pure al San Domenico di Crema il 10 novembre e agli Arcimboldi di Milano l’11 dicembre), ne parla in redazione sulla poltrona di “Sound Check”, il format musicale disponibile sulla pagina web e sui social del nostro giornale. “Trattandosi di un Ep, ne ho potuti citare solo quattro, ma sappiamo bene che ce ne sono tantissimi altri meravigliosi” dice. “Così, chissà, magari dopo il primo ‘L’oro’ ne proporrò un secondo”.

Retaggio dei tempi del pianobar?

“Anche. Ricordo ancora le notti passate a cantare nei locali di Catania, Taormina, Lampedusa e tanti altri posti come una scuola incredibile. ‘E tu come stai’ di Baglioni, ad esempio, la eseguivo già con i Mario Bros, la mia band di fine anni Novanta, mentre negli Ottanta ‘La donna cannone’ di De Gregori era la sigla finale del mio programma radiofonico ‘Pout-pourrì’ a Radio Piano Tavola International. Ma ricordi importanti mi legano pure alla ‘Pensiero stupendo’ di Fossati, divenuta una hit di Patty Pravo, e ‘Sulla terra io e lei’ di Cocciante, fra l’altro interpretati con uno stuolo di amici come il violinista Alessandro Quarta o i pianisti Massimo Greco e Danilo Rea”.

Mario Biondi

Mario Biondi

A proposito di amici, ne avrà parecchi ospiti il 14 settembre al Teatro greco di Taormina in quella che si annuncia come una grande celebrazione del mondo del crooning…

“Ce ne saranno di nazionali e internazionali. Fabio Concato mi ha già detto di sì, ma ho chiamato pure Sergio Cammariere e altri ancora. Fra i primi stranieri che ho chiamato ci sono Kurt Elling e Gregory Porter. Kurt in quel periodo ha una serie di concerti in America e non può venire, ma su Porter ci stiamo lavorando”.

Un grande maestro che avrebbe voluto a questa festa, ma purtroppo non è più con noi?

“Burt Bacharach, Luther Vandross e non voglio dimenticare Pino Daniele, che avrebbe accettato di sicuro visto l’affetto che mi ha sempre dimostrato”.

La sua carriera in tre flash?

“Innanzitutto, il concerto con Pino a Umbria Jazz, avevo la febbre alta e mi feci imbottire di medicine, ma prima di andare in scena andai da lui a giustificarmi dicendo che avrei potuto anche sbagliare qualcosa, tagliò corto dicendo ‘vai tranquillo, tu non sbagli mai’. Altro momento indimenticabile il concerto a Taormina con Bacharach, l’incontro in sala di registrazione con Al Jarreau, o la serata ad alto tasso alcolico, sempre in studio a Los Angeles, con Kurt Elling e George Benson, due rocce pure sotto questo profilo”.

Nemmeno il tempo di girare il video nel lettone di casa dove canta ‘My favourite things’ con i suoi nove figli… che ne è arrivata una decima.

“Già, due mesi fa è nata Lua. Una bimba serenissima, bella come il sole. La mamma ha fatto un lavoro splendido. Bravissima. Lua poi cresce a vista d’occhio. Nelle scorse settimane sono stato in Australia una decina di giorni per dei concerti e al ritorno l’ho trovata già più grande di come l’avevo lasciata”.

A proposito di viaggi, quali sono i suoi paesi del cuore oltre all’Italia?

“Dell’Australia conservo un ricordo eccellente, anche per il gran numero di connazionali che vivono li da generazioni, ma continuano a sentirsi comunque italiani e nutrono un grande amore per le loro radici. Il Giappone è un altro luogo che mi ha sempre gratificato e affascinato tantissimo, mentre ricordo con un mix di affetto e dolore l’Ucraina, dove ho passato notti bellissime così come le ho trascorse in Russia”.

Tornando alla famiglia, le ci sono voluti dieci anni di convivenza e quattro figli per dire sì a Romina.

“L’anno scorso ci siamo guardati negli occhi e quando le ho detto che mi sarebbe piaciuta l’idea di sposarla è scoppiata a piangere. Non avrei mai immaginato che poi invece, durante la cerimonia, i lacrimoni sarebbero venuti a me. Bene così, comunque. Perché è tutta vita”.



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