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PADOVA – Eravamo rimasti ad una nota ufficiale della Diocesi di Padova datata 10 ottobre 2020. Don Marino Ruggero, parroco a San Lorenzo di Albignasego, sarebbe rimasto prete ma avrebbe dovuto compiere «un cammino di formazione e un percorso di rivisitazione personale e spirituale». Il motivo? «Comportamenti non consoni allo stato clericale, inerenti agli impegni derivanti dall’obbligo del celibato per i preti». Tradotto: era stato accusato da alcuni fedeli di aver avuto rapporti intimi con una parrocchiana. Rapporti poi evidentemente appurati dall’indagine interna alla Chiesa padovana. Poco più di mille giorni dopo, ecco di nuovo don Marino. Archiviata la tempesta del processo canonico e concluso in religioso silenzio il lungo periodo di isolamento e riflessione, da alcuni mesi il sacerdote è tornato in chiesa come collaboratore parrocchiale nel comune di Solesino (Bassa Padovana) e adesso è pronto a prendere nuovamente in carico una parrocchia. Fonti ecclesiastiche parlano di una sua imminente nomina a parroco nella frazione di Arteselle sempre a Solesino. E’ la chiusura del cerchio per uno scandalo che tre anni fa spaccò in due Albignasego: da un lato le manifestazioni con cori e striscioni a favore di don Marino e dall’altro le lettere al veleno contro l’ex parroco. In mezzo lui, il sacerdote cinquantacinquenne che già in passato fece discutere per aver partecipato ad un provino del Grande Fratello ma anche per le sue posizioni «sul problema dei rom» e a favore della legittima difesa.
Negli ultimi mesi don Marino ha assicurato ai suoi superiori di aver riflettuto, di aver capito e di sentirsi pronto per riprendere il cammino. A Solesino è arrivato lo scorso febbraio e negli ultimi mesi ha partecipato alle celebrazioni delle messe e a tante altre attività.
Il caso
Lo scandalo, diventato presto in una vera saga paesana, travolge Albignasego (il secondo comune più popoloso della provincia di Padova) all’alba del 2020 poco prima dell’esplosione della pandemia. Tutto viene a galla il 2 gennaio, quando il parroco si dimette all’improvviso lasciando San Lorenzo in accordo con il vescovo. In paese in tanti mormorano sulla sua relazione con una parrocchiana e lui reagisce senza ammettere né smentire: «Non posso confessarmi coi giornalisti». Nella stessa intervista, però, il prete rilancia: «Sono pronto a fare i nomi di preti pedofili, preti gay e preti che hanno messo incinta donne che poi hanno abortito e che guidano grosse parrocchie della Diocesi di Padova. Io ho le prove, loro su di me non ne hanno». Le prove però non arrivano, nemmeno quando a chiederle è la Procura. I mesi passano, il processo canonico arriva a compimento e si arriva al giudizio dello scorso ottobre. Un giudizio che ancora una volta divide. «Avete visto? Lo hanno lasciato prete. Significa che non aveva fatto niente» festeggiano i suoi difensori. «No, anzi. Lo hanno allontanato dalla parrocchia e per un po’ dovrà starsene isolato. Le sue colpe le aveva eccome» rispondono gli accusatori. Per la Curia la verità stava nel mezzo. Don Marino non venne ritenuto totalmente innocente, ma le sue colpe non furono considerate così gravi da revocargli lo stato clericale come per esempio capitò pochi anni prima con don Andrea Contin, protagonista di uno scandalo a luci rosse con orge in canonica, una lunga serie di amanti e un processo penale per lesioni e minacce (chiuso con un anno di patteggiamento).
La conclusione
Per Don Marino il percorso di riabilitazione è durato meno di tre anni. A Solesino in tanti ora raccontano di un sacerdote solare e pieno di voglia di fare, desideroso di lasciarsi questo caso alle spalle. Su Facebook si trova perfino un gruppo a lui dedicato, creato nei giorni più caldi dello scandalo e capace di radunare 300 fedeli. Si chiama “Don Marino ti aspettiamo” e presto potrà essere aggiornato con un nuovo messaggio. L’annuncio del pieno ritorno del parroco.