diAntonella Gasparini e Giorgia Zanierato
Venezia, schianto nella notte: perdono la vita tre ventenni. Il giovane al volante aveva perso il fratello in un incidente stradale sei mesi fa
Il botto improvviso in piena notte, l’auto che dopo aver sfondato un guardrail finisce in un canale e in poco tempo sprofonda sott’acqua con tre giovani a bordo, tutti tra i 20 e i 22 anni, tutti del Veneziano (tra Portogruaro e Concordia Sagittaria). Due di loro erano fidanzati, il ragazzo alla guida aveva perso il fratello solo sei mesi fa in un incidente stradale analogo in cui era rimasto coinvolto insieme al padre. In casa la madre non smette di piangere, le urla di disperazione per non aver più i due figli, si sentono a metri di distanza. «È svenuta due volte da quando ha saputo dell’incidente — dice una collega di lavoro all’uscita dall’abitazione —. Non riesce a darsi pace, ha perso entrambi i figli in pochi mesi».
L’errore in curva, forse per l’alta velocità
Una delle ipotesi prese in considerazione è la velocità, forse elevata, a cui viaggiava l’auto. Oggi il medico legale, su indicazione della Procura di Pordenone, farà l’autopsia sul corpo dei tre giovani e gli esami tossicologici per capire se avessero bevuto o fatto uso di sostanze stupefacenti.
Altin Hoti, Giulia Di Tillio e Egli Gjeci stavano tornando a casa dopo una serata trascorsa nei locali della zona, quando poco dopo le tre di notte hanno sbandato con la Bmw, che stava guidando Hoti, nel momento di affrontare una curva a poca distanza dal centro di Portogruaro. «Il Veneto piange altre giovani vittime della strada. Una tragedia senza fine, ultima di molte altre, che lascia il cuore infranto e richiama le coscienze a un esame profondo su cosa si possa fare per evitarle», è il commento del presidente della Regione Luca Zaia.
Il questo amico rimasto a casa
Un quarto giovane, che doveva partecipare alla serata con gli amici, si è salvato perché alla fine ha deciso di rimanere a casa. «Ho preso sonno», ripeteva ieri mattina ai genitori degli amici morti. Per Hoti la macchina era una vera e propria passione, postava sui social video di auto e corse. E poi il dolore per la morte del fratello. «La vita senza di te è davvero dura. Non vedo l’ora di rincontrarti di nuovo, spero tanto accada presto», scriveva lo scorso 27 settembre sui suoi profili il 22enne di origini kosovare. «Non faceva che parlare del fratello, di cui non aveva mai superato la scomparsa, lo amava più della sua stessa vita. È solo grazie a Giulia se Altin aveva trovato la forza di andare avanti — racconta un’amica —. Gli raccomandavo sempre di guidare con prudenza, a lui piaceva la velocità ma di certo non cercava la morte, tanto meno delle persone a cui voleva bene».
Fidanzati da due anni
Giulia e Altin erano fidanzati da un paio d’anni, la ragazza studiava Economia aziendale e a marzo si sarebbe dovuta laureare, nel frattempo aveva conseguito l’abilitazione a insegnare ginnastica artistica nelle scuole, seguendo le orme della mamma. «Sapere che non la sentirò stasera, come sempre, mi devasta. Non so come farò, vivevo per lei», dice distrutto il padre Vittorio Di Tillio. Il più giovane del gruppo era Egli Gjeci, anche lui di origine kosovara. Calciatore appassionato, aveva smesso di giocare dopo il Covid, faceva il tappezziere ma presto avrebbe dovuto cominciare a lavorare in una falegnameria. «Raccontate a tutti chi era il mio ragazzo: buono, affettuoso, divertente e attaccato a sua sorella», dice disperata mamma Migena.
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