Sinéad O'Connor, Morrissey denuncia l'industria musicale che non l'ha sostenuta in vita – Sky Tg24

Camilla Sernagiotto
In queste ore in cui tanti mostrano cordoglio per la scomparsa della musicista irlandese, Morrissey scende in campo per rivolgere durissime parole di denuncia contro l’industria musicale e, in generale, contro tutti quelli che avrebbero chiuso la porta in faccia a Sinéad O’Connor, senza aiutarla quando ancora era viva. “La elogiate adesso solo perché è troppo tardi”, ha scritto il cantautore britannico sul suo sito web Morrissey Central.  “Non avete avuto il fegato di sostenerla quand’era sola e vi cercava”

A poche ore dall’annuncio della morte di Sinéad O’Connor, il cantautore britannico Morrissey interviene denunciando l’industria musicale che secondo lui non avrebbe sostenuto la collega quando era in vita, mentre adesso tutti quanti si sbracciano per esprimere il proprio cordoglio per la perdita dell’artista.

“La elogiate adesso solo perché è troppo tardi”, ha scritto Morrissey sul suo sito web Morrissey Central.  “Non avete avuto il fegato di sostenerla quand’era sola e vi cercava”. Il suo messaggio è lungo e molto duro, volto a colpire tutti coloro che a suo avviso sarebbero degli ipocriti.
Da quando la famiglia di Sinéad O’Connor ha diffuso la notizia del decesso della musicista tramite un comunicato affidato all‘Irish Times, senza specificare le cause della morte, tutta la stampa mondiale sta parlando della cantautrice irlandese trovata senza vita nel suo appartamento londinese due giorni fa, il 26 luglio 2023.
Nel 2017 Sinéad aveva cambiato il suo nome all’anagrafe in Magda Davitt e nel 2018, dopo la conversione all’Islam, in Shuhada’ Davitt.
“Aveva solo se stessa da dare, ed era molto”, questo è l’incipit con cui Morrissey inizia il suo j’accuse. “Era stata scaricata dalla sua etichetta dopo averle fatto vendere sette milioni di album. Era diventata bizzarra, sì, ma mai poco interessante. Non aveva fatto niente di male. Era orgogliosamente vulnerabile; e l’industria musicale ha una certa ostilità per cantanti che ‘non si adeguano’ (e io lo so fin troppo bene), e che non vengono ricosciuti finché muoiono – quando, ormai, non possono replicare”, si legge sul sito Morrissey Central. 

L’accusa di Morrissey continua: “Il crudele circoletto dei ‘famosi’ oggi rigurgita elogi per Sinéad – con i soliti, idioti appellativi di ‘icona’e ‘leggenda’. La elogiate adesso SOLO perché è troppo tardi. Non avete avuto il fegato di sostenerla quand’era sola e vi cercava. La stampa etichetta gli artisti ‘scocciatori’ per quello che non concedono – e Sinéad l’hanno chiamata triste, grassa, sconveniente, pazza… ah, ma non oggi. Dirigenti discografici che non l’hanno accolta nel loro roster sfoggiando i loro più affascinanti sorrisi oggi si mettono in coda per definirla ‘icona femminista’, e celebrità da 15 minuti e creature maligne dell’inferno ed etichette discografiche che coltivano un’artificiosa diversità si affollano su Twitter che esprimere le loro vuote stupidaggini – mentre siete stati VOI che avete costretto Sinéad ad arrendersi… perché rifiutava di essere etichettata, ed era stata messa da parte, come succede sempre a quelli che cambiano il mondo”.

Il musicista inglese continua ponendo una domanda retorica: “Come ci può essere QUALCUNO sorpreso dalla morte di Sinéad O’Connor? Chi si è curato abbastanza di loro per salvare Judy Garland, Whitney Houston, Amy Winehouse, Marilyn Monroe, Billie Holiday? Dove vai, quando la morte appare come la via d’uscita più facile? Questa follia della musica valeva la vita di Sinéad? No, non la valeva. Lei era una sfida, e non poteva essere inscatolata, e aveva avuto il coraggio di parlare quando tutti gli altri stavano in silenzio per non avere problemi. È stata tormentata semplicemente perché era se stessa. I suoi occhi sono ormai chiusi in cerca di un’anima da poter chiamare ‘sua’”. Le parole di Morrissey sono di profonda indignazione.

“Come al solito, quelli del giro giusto non centrano il punto, e a mascelle serrate tornano a ripetere gli stupidi e insultanti appellativi di ‘icona’ e ‘leggenda’, quando il giorno prima avrebbero usato per lei parole più crudeli e sprezzanti”, aggiunge Morrissey. “Domani questi ipocriti adulatori ritorneranno nei loro cessi online e alla loro comoda cancel culture e alla loro superiorità morale e ai loro epitaffi di vomito pappagallesco: Sinéad non ha bisogno del vostro sterile sbavare”, conclude il musicista inglese.

La cantante irlandese Sinéad O’Connor è morta all’età di 56 anni il il 26 luglio scorso. La notizia è stata riportata da Reuters, che cita il quotidiano irlandese Irish Times.
Nonostante il durissimo messaggio di Morrissey induca a non usare le parole “icone” e “leggenda” sul conto di Sinéad O’Connor (dato che il suo collega inglese li reputa “stupidi e insultanti appellativi”, soprattutto perché usati solo ora che la cantautrice non c’è più, mentre quando c’era e chiedeva aiuto nessuno le avrebbe teso la mano, secondo ciò che sostiene Morrissey), Sinéad O’Connor lo è eccome: è sia una leggenda sia un’icona.

L’acclamata interprete originaria di Dublino ha lasciato un segno indelebile nell’industria musicale con la pubblicazione di dieci album in studio durante la sua carriera. La sua celebre canzone Nothing Compares 2 U, cover di Prince, è stata riconosciuta come il singolo numero uno al mondo nel 1990 dai Billboard Music Awards.
Sinéad O’Connor lascia tre figli. Un quarto, Shane, era morto l’anno scorso a 17 anni, togliendosi la vita. Il suicidio di Shane aveva segnato indelebilmente la vita, la mente e l’anima di Sinéad O’Connor, come vedremo più avanti.
Quest’anno, Sinéad O’Connor era stata insignita del premio inaugurale per il Classic Irish Album agli RTÉ Choice Music Awards. Durante la cerimonia, la cantante aveva ricevuto una standing ovation quando ha dedicato il premio per l’album I Do Not Want What I Haven’t Got a "ogni singolo membro della comunità di rifugiati irlandesi".

A oggi, non sono state specificate le cause della morte di Sinéad O’Connor. L’Irish Times, che per primo ha dato notizia della scomparsa dell’artista, riferisce che l’artista è morta dopo lunghi anni di depressione e di pesanti problemi esistenziali e di salute.

Il quotidiano irlandese non ha specificato i dettagli del decesso della musicista nativa di Dublino. Un anno e mezzo fa la morte del figlio diciassettenne, Shane, segnò profondamente Sinéad O’Connor. Il ragazzo si tolse la vita il 7 gennaio 2022 dopo essere scappato dall’ospedale dove era ricoverato in osservazione per tendenze suicide. La madre, in preda alla totale disperazione, annunciò in un tweet l’intenzione di "seguire mio figlio". Poi si scusò, dichiarando che si sarebbe curata.

Sinéad aveva cambiato il suo nome all’anagrafe in Magda Davitt prima di convertirsi all’Islam e adottare, nel 2018, quello di Shuhadà Davitt. La sua carriera musicale è iniziata negli anni ’80 con l’album The Lion and the Cobra, quando Sinéad aveva soltanto 19 anni.
Nel 1992, O’Connor sta per lanciare il suo nuovo album (Am I Not Your Girl?) in televisione ma, alla fine dell’esibizione, fa un gesto che ne minerà per sempre la carriera: strappa in due una foto di Papa Giovanni Paolo II, in una dichiarazione di guerra contro la chiesa cattolica.
Voleva denunciare i casi di pedofilia all’interno del mondo ecclesiastico e ha spiegato quel gesto così significativo per la sua vita e carriera solo dopo trent’anni, parlando in prima persona nel documentario su di lei, Nothing Compares.
Sul palco O’Connor canta prima la cover di Success Has Made a Failure of Our Home di Loretta Lynn, poi reinterpreta una canzone di protesta: War di Bob Marley. Il brano è un inno pacifista che nasce da una dichiarazione fatta all’ONU dal Re etiope Haile Selassie negli anni Sessanta. Sinéad O’Connor a un tratto, però, disorienta tutti cambiando le parole del testo e parlando di abusi sui bambini. Alla fine dell’esibizione mostra una foto di Giovanni Paolo II e la strappa in diretta, dopo aver definito il Pontefice “il male”. Prima di lasciare il microfono, urla “Combattete il vero nemico” a favore di telecamera.

Molte star della musica e dello spettacolo – tra cui anche Madonna – condannarono quel gesto. Pochi giorni dopo quella trasmissione televisiva per cui tutti gridarono allo scandalo, Sinéad O’Connor si esibì al concerto per i trent’anni di carriera di Bob Dylan al Madison Square Garden: venne subissata dai fischi.
Canta War senza cambiarne le parole ma quasi non riesce a farsi sentire per via dei fischi che provengono da tutto il pubblico. Alla fine dell’esibizione, abbandona il palco in lacrime.
La cantautrice scrive poi una lettera in cui spiegha a grandi linee ciò che intendeva comunicare con il gesto della foto del Papa: racconta la sua esperienza traumatica con la Chiesa irlandese. La sommaria spiegazione però non basta. Più avanti, Sinéad O’Connor chiederà perdono al Papa stesso, che accetterà le sue scuse. Poco dopo scoppierà lo scandalo pedofilia nella Chiesa.

Nel documentario Nothing Compares, Sinéad O’Connor dichiara: “Avevo trovato un articolo sulle famiglie che avevano cercato di sporgere denuncia contro la chiesa per abusi sessuali e venivano messe a tacere. Fondamentalmente tutto ciò in cui ero stata educata a credere era una bugia. Il lavoro di un artista a volte è generare discorsi difficili che devono essere affrontati. A questo serve l’arte… Hanno cercato di seppellirmi. Non si rendevano conto che io ero un seme”.
Kathryn Ferguson, regista del documentario su Sinéad O’Connor, allora era un’adolescente di Belfast. Per lei l’impatto che ebbe un’artista come Sinéad O’Connor è senza pari. “Quando Sinéad ha fatto irruzione nella mia coscienza di adolescente, ha aperto a calci la mia porta sul mondo. Finalmente, una donna irlandese, audace e impavida, diceva cose che altre non potevano dire. E lo faceva a gran voce”, ha raccontato Ferguson.
Nel 2017 la cantautrice aveva rivelato, in un’intervista allo show televisivo americano del Dr. Phil, di aver subito abusi, sia fisici che psicologici, da parte di sua madre, quando era ancora una bambina.
Ha raccontato che sua madre aveva una stanza della tortura dove si divertiva a picchiare e ferire la figlia. La costringeva a dire “Non sono niente”. Sinéad O’Connor ha detto di essere andata via di casa all’età di tredici anni per porre fine alle violenze e ai maltrattamenti. Si è quindi rifugiata nelle droghe.
Nell’intervista, l’artista ha parlato del godimento che sua madre provava mentre le infliggeva le peggiori torture e umiliazioni. Sinéad di sua madre ha detto: “La cosa che amo di più di mia mamma è che sia morta". 
©IPA/Fotogramma
È morta a 56 anni Sinéad O’Connor. L’artista irlandese è stata l’icona di una generazione, tra i suoi lavori più acclamati I Do Not Want What I Haven’t Got, al suo interno anche la celebre Nothing Compares 2 U. Alcuni protagonisti del mondo dello spettacolo italiano e internazionale hanno scritto messaggi di cordoglio ricordando la cantante
Tantissimi i messaggi di cordoglio per la morte di Sinéad O’Connor apparsi sui social. "Nothing compares 2 U… voce d’angelo. R.I.P.", scrive Zucchero, rendendo omaggio all’artista irlandese morta a 56 anni. Parole accompagnate dal video sulle note di Va pensiero, cover del celebre coro verdiano, cantata dal bluesman in duetto con O’Connor nel 1999
Yusuf /Cat Stevens ha postato su Twitter: "È triste apprendere della scomparsa della sorella Shuhada Sadaqat, nota anche come Sinéad O’Connor. Era un’anima tenera, che Dio, il Misericordioso, le conceda la pace eterna"
Il cantante Bryan Adams ha scritto invece: "RIP Sinéad O’Connor, ho adorato lavorare con te facendo foto, facendo insieme concerti in Irlanda e chiacchierando, tutto il mio amore per la tua famiglia"
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