Anche il leader della Lega interviene sul caso del generale. Crosetto sempre più isolato: “Siamo diversi, e molto”
Una telefonata «molto cordiale» tra il generale Roberto Vannacci e Matteo Salvini segna anche la scelta di campo del leader leghista. Che nella polemica sul libro “Il mondo al contrario” decide di schierarsi con l’ex capo della Folgore sollevato dalla guida dell'Istituto geografico militare proprio per i contenuti del suo saggio autoprodotto.
«Il generale Vannacci è stato additato come un pericolo. Ma io me lo comprerò questo libro, perché prima di commentare e giudicare è giusto conoscere e capire – scandisce Salvini -. Leggerò il libro di questo generale che ha fatto missioni in Somalia, in Iraq, in Afghanistan, che ha salvato vite, che ha difeso la patria, il paese, la bandiera, i nostri ragazzi, che fece delle denunce sull'uranio impoverito che tanto male ha fatto a tanti militari. Mi rifiuto di pensare che in Italia esista un Grande fratello che ti dice: questo lo puoi leggere e questo non lo puoi leggere».
Il generale, da parte sua, non fa marcia indietro. E, anzi, ribadisce le sue convinzioni, negando di essere stato “rimosso” ma semplicemente “avvicendato” nell'incarico. Ma la bufera non accenna a passare. E ad alimentare la polemica non sono tanto le reiterate dichiarazioni del generale, quanto la presa o meno di distanza dal suo pensiero. E, di conseguenza, la condivisione o meno delle decisioni assunte dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, che è subito intervenuto per stigmatizzare quanto detto da Vannacci.
C’è chi, tra le opposizioni, rileva come nel centrodestra si siano aperte delle “crepe” e chi, invece, invoca l'intervento della premier Giorgia Meloni, rimasta sinora silente sulla vicenda. «Di fronte alla decisione, giusta, anche se è il minimo sindacale, del ministro Guido Crosetto di “imbarcare” il generale Vannacci, aspirante ideologo della destra razzista, omofoba e putiniana, i colonnelli di FdI Donzelli e Bignami hanno preso le distanze dal loro ministro, invocando, a sproposito, la libertà di espressione. A questo punto una domanda sorge spontanea: che cosa pensa di questa vicenda la premier, che finora si è trincerata in un imbarazzante silenzio? Da che parte sta Giorgia Meloni?», chiede ad esempio il dem Antonio Misiani. «Sul caso Vannacci sto con Guido Crosetto, la posizione del ministro della Difesa è corretta e gli attacchi che gli sono stati rivolti sono ingiustificati», afferma la coordinatrice di Italia Viva Raffaella Paita.
Nella maggioranza, intanto, si negano divisioni o distanze, proprio all'indomani di un lungo incontro tra la presidente del Consiglio e il vicepremier leghista, avvenuto lontano dai riflettori e nella tranquillità della masseria pugliese in cui la premier sta trascorrendo gli ultimi scampoli di vacanza. «Crosetto ha fatto bene a dissociarsi», spiega il vicepresidente leghista del Senato Gianmarco Centinaio.
«La pretesa della sinistra di sostenere che esisterebbero frizioni all'interno del governo sulla questione Vannacci non è altro che un goffo tentativo di allontanare da sé un'evidenza che è del tutto nota agli italiani: nulla c'entra quanto fatto dal ministro Crosetto rispetto a una situazione che è stata portata alla sua attenzione e che da ministro della Difesa ha affrontato», sostiene il viceministro di FdI alle Infrastrutture Galeazzo Bignami, secondo il quale «ciò che risulta inaccettabile è la presunzione di superiorità morale della sinistra». E il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulé, di Forza Italia, scandisce: «Sto convintamente con Crosetto».