Tra ben trecento strafalcioni, la palma va a Piuttosto che… Uso corretto e scorretto di uno dei più diffusi modi di dire.
“In un italiano chiaro e corretto, piuttosto che non può avere che due usi, due funzioni e due significati, uno comparativo e uno avversativo. In funzione comparativa, piuttosto che significa più che: conviene prendere l’aereo piuttosto che il treno. In funzione avversativa, equivale ad anziché: piuttosto che perdere tempo, mettiti a studiare. A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso si è diffuso un terzo uso di piuttosto che, che dà a questa espressione lo stesso valore che ha la parola o. Si tratta di una moda proveniente dall’Italia settentrionale. I primi a intercettare golosamente questa infelice novità lessicale sono stati i conduttori e i giornalisti televisivi. Dalle loro bocche il piuttosto che al posto di o è passato a quelle degli altri, contaminando linguisticamente un po’ tutti. Mangerò carne piuttosto che pesce: da che italiano è italiano, una frase di questo genere ha indicato una scelta; una o travestita da piuttosto che indica l’esatto contrario di una scelta, e cioè la possibilità di un’alternativa. Così non va bene.
Perché tanti errori nel modo di scrivere e parlare di politici, giornalisti, studenti… che dovrebbero conoscere l’uso della lingua italiana?
“Nel nostro libro abbiamo elencato 300 errori che non bisogna fare né scrivendo né parlando. Abbiamo portato, come esempi, gli errori veri fatti da politici, giornalisti, conduttori televisivi, personaggi dello spettacolo. Naturalmente, non ci infastidiscono allo stesso modo tutti gli errori, e mai infieriremmo contro le persone che non hanno un’istruzione. Invece, ci è sembrato utile (e divertente per chi legge) fare le bucce a chi di comunicazione vive e vegeta. Persone che per ruolo o estrazione sociale non dovrebbero permettersi di trattare male la lingua italiana. Perché lo fanno? Per sciatteria, per eccessiva sicurezza di sé, per mancanza di rispetto verso il vincolo identitario più forte che tiene uniti gli italiani: la lingua. Consigliamo maggiore cautela agli autori degli svarioni che abbiamo documentato: un congiuntivo o un plurale o un accento sbagliato in bocca a un ministro o a una ministra dell’Istruzione fa finire il malcapitato sulle prime pagine dei giornali, oltre che nei nostri libri”.
Come evitare di far parte dell’esercito dei guastatori?
“Capita a tutti di avere un dubbio, di non sapere come vada pronunciata o scritta una parola, come debba essere declinato un verbo o fatta una concordanza. I “guastatori” trasgrediscono con supponenza e sfacciataggine le regole e la tradizione della nostra lingua: chi invece la ama e la rispetta fa uno sforzo in più e quando ha un dubbio cerca la giusta soluzione in una buona grammatica, in un buon dizionario, o nei nostri manuali facili e divulgativi. Basta poco, in fondo, per evitare di far parte di questo esercito: un po’ di attenzione, maggiore rispetto, e ogni tanto un veloce test di autovalutazione per essere sicuri di stare alla larga dalle mode e dai tormentoni, a cominciare dall’uso sbagliato del terribile piuttosto che al posto di o.
Valeria Della Valle, Giuseppe Patota
Piuttosto che
Sperling & Kupfer
pp. 184, euro 15,90