diGiuseppe Guastella
Iscritta anche Alessandra Balocco, ad dell’azienda dolciaria: la Finanza nella sede di Fossano. Secondo l’Antitrust, erano «assolutamente consapevoli» che non ci sarebbe stata alcuna beneficenza collegata alle vendite
I post sui social con milioni di visualizzazioni e la pubblicità ingannavano i consumatori facendo credere che, acquistando un pandoro Balocco griffato Chiara Ferragni al triplo del prezzo di mercato (per questo ora il Codacons lancia un’azione collettiva tra i consumatori chiedendo il rimborso), avrebbero contribuito a fare una donazione all’ospedale Regina Margherita di Torino, ma non era così. Su questa ipotesi investigativa, su questo presunto «artificio» o «raggiro», l’influencer Chiara Ferragni e l’ad della società piemontese Alessandra Balocco ora sono indagate per truffa aggravata nell’inchiesta della Procura di Milano sulla campagna commerciale che ha già visto l’intervento dell’Antitrust.
Partita a fine dicembre da uno dei 104 esposti presentati da Codacons e Assourt in altrettante procure, lunedì l’inchiesta ha registrato un salto di qualità quando la Guardia di finanza si è presentata nella sede di Fossano (Cuneo) della Balocco, la famosa azienda dolciaria di cui è amministratrice delegata Alessandra Balocco, per acquisire la documentazione della campagna pubblicitaria del «Pandoro Pink Christmas» per il Natale 2022 su ordine del procuratore aggiunto di Milano Eugenio Fusco.
Dopo un paio di settimane di modello 45, che contiene atti che non costituiscono reato, il fascicolo è passato al modello 21, in cui ci sono ipotesi di reato e persone indagate. Gran parte dei documenti sono gli stessi sui quali il 14 dicembre l’Antitrust ha sanzionato per pubblicità ingannevole con un milione e 75 mila euro le società Fenice srl e Tbs Crew srl, che fanno capo a Chiara Ferragni, e con 425 mila la stessa Balocco. Secondo l’Antitrust, Balocco e le società Ferragni erano «assolutamente consapevoli» che non ci sarebbe stata alcuna beneficenza collegata alle vendite, a parte i 50 mila euro che Balocco aveva già donato all’Ospedale Regina Margherita di Torino mesi prima della partenza dell’operazione.
Sulla confezione del pandoro, invece, era stampato un «cartiglio» che faceva credere il contrario, così come avveniva nei post e nelle stories pubblicati sui social da Ferragni in cui si faceva intendere che l’influencer «partecipava direttamente alla donazione». Di vero, invece, c’era che per fare da testimonial Ferragni aveva incassato da Balocco oltre un milione di euro attraverso Fenice srl e Tbs Crew srl.
Tra gli atti trasmessi dalla Gdf a Fusco con un’informativa c’è anche lo scambio di email tra lo staff della Balocco e quello delle società Ferragni per la preparazione della campagna. Il 14 novembre 2022, per esempio, una persona della Balocco scriveva che far apparire la donazione legata alle vendite (che non furono neppure soddisfacenti) rischiava di essere «pubblicità ingannevole» (come l’ha considerata l’Antitrust) mentre un’altra ironizzava con Fenice srl e Tbs Crew srl scrivendo «Mi verrebbe da rispondere [al team Ferragni]: in realtà le vendite servivano a pagare il vostro cachet esorbitante».
Fusco ipotizza a carico delle due indagate l’aggravante di aver «approfittato di circostanze tali da ostacolare la pubblica difesa», in pratica la comprensione dei consumatori di cosa pagavano. Questo consente al pm di procedere anche senza che, per ora, ci siano ancora formali querele da parte di consumatori dato che le iniziative di Codacons e Assourt non possono essere considerate tali.
«Sono serena perché ho sempre agito in buona fede: sono certa che ciò emergerà dalle indagini in corso», afferma Ferragni in una nota in cui esprime «piena fiducia» nella magistratura. Dice che con i suoi legali, gli avvocati Marcello Bana e Giuseppe Iannaccone, si è «messa subito a disposizione per collaborare e chiarire ogni dettaglio di quanto accaduto nel più breve tempo possibile», ma che è «profondamente turbata per la strumentalizzazione» della vicenda da parte di alcuni media che diffondono «notizie oggettivamente non rispondenti al vero».
In merito alla vicenda, l’azienda dolciaria di Fossano dichiara in una nota: «Balocco è una società guidata dalla stessa famiglia da quasi 100 anni, abituata a “far parlare” i propri prodotti; la sobrietà fa parte dello stile della famiglia, incline al lavoro ma riservata, poco esposta a livello mediatico. Le recenti vicende – in particolare gli sviluppi della giornata odierna – ci hanno profondamente turbato, anche pensando ai valori che ci guidano e all’etica che ci ha sempre contraddistinto. Da oltre un anno, e soprattutto nelle ultime settimane, sono state riportate numerose informazioni non corrette, anche frutto di scarsa conoscenza, di errata interpretazione dei fatti, e in alcuni casi di strumentalizzazione. Siamo fortemente dispiaciuti che l’iniziativa sia stata fraintesa da molti: collaboreremo con le autorità – in cui riponiamo piena fiducia – certi che emergerà la nostra assoluta buona fede, e continueremo a impegnarci a creare prodotti di qualità da offrire ai consumatori in Italia e nel Mondo, anche per tutelare chi è legato all’azienda, a partire dalle famiglie di chi lavora con noi. E proseguiremo a fare del bene, come già facciamo da tempo, mettendo con ancor più forza i nostri valori al centro di tutti i nostri progetti».
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