Muschio Selvaggio, botta e risposta Luis Sal-Fedez su decisione del tribunale di Milano


Secondo l’ufficio stampa di Sal, la giudice Amina Simonetti avrebbe integralmente accolto il ricorso per sequestro giudiziario delle quote. Ma il rapper puntualizza: “Non è stato decretato nulla”. I due ideatori del format avevano litigato lo scorso giugno

 

La decisione del tribunale di Milano su Muschio Selvaggio è stata commentata con due versioni diverse dai due protagonisti della vicenda: Luis Sal e Fedez. Secondo una nota dell’ufficio stampa di Luis Sal, “la giudice Amina Simonetti, con ordinanza del 23 febbraio, ha integralmente accolto il ricorso per sequestro giudiziario delle quote di Doom s.r.l. (società gestita da Annamaria Berrinzaghi, madre di Fedez) dalla Muschio Selvaggio s.r.l., promosso dall’avvocato Nicolò Ferrarini di Modena per conto della Luisolve s.r.l, società di Luis Sal (cofondatore del podcast Muschio Selvaggio, oltre che coautore e co-conduttore). Il provvedimento ha decretato che la società di Luis Sal ha il diritto di rilevare le quote della società di Fedez, esautorando così quest’ultimo nella gestione del podcast”. A stretto giro è arrivata la replica di Fedez: “Il provvedimento del tribunale di Milano non ha decretato ancora nulla sulla vicenda Muschio Selvaggio. In relazione alla recente dichiarazione dell’ufficio stampa di Luis Sal, merita una correzione riguardo alla decisione del tribunale di Milano sulle quote della società di Fedez. Contrariamente a quanto affermato nella nota, il tribunale di Milano – si spiega in una nota stampa – non ha ‘decretato’ che le quote appartenenti a Doom debbano essere vendute alla società di Sal. L’ordinanza emessa è di natura cautelare e prevede la nomina di un custode per le quote della società Muschio Selvaggio s.r.l., di proprietà di Doom. È infatti importante sottolineare che la causa che deciderà sul merito della vicenda non è ancora iniziata”. “Il giudice – si legge ancora – ha stabilito, sulla base di una valutazione ancora sommaria, propria della fase cautelare, che il custode gestirà le quote di Doom nell’interesse della società Muschio Selvaggio s.r.l., e non nell’interesse della società di Luis Sal, come richiesto dallo stesso nel suo ricorso. Di conseguenza, – conclude – non c’è stata alcuna esautorazione di Fedez dalla gestione del podcast, a differenza di quanto dichiarato nella nota emessa stamattina”.

La vicenda

I primi passi della vicenda risalgono a giugno 2023: dopo alcune puntate in cui Luis Sal non era comparso all’interno del podcast, Fedez lo accusò di aver abbandonato il progetto a seguito di una accesa discussione, con un video dal titolo “Che fine ha fatto Luis”, asserendo di portare avanti il progetto in solitaria nonostante avessero fondato una società insieme, con pari quote, poche settimane prima. Luis Sal rispose con un video diventato subito virale – “Dillo alla mamma, dillo all’avvocato” – in cui annunciava al pubblico di doversi difendere dalle accuse e richieste danni intentate nei suoi confronti dai legali di Fedez.

Nessun accordo

A novembre 2023 si susseguirono voci lanciate dal settimanale Chi di un accordo economico con patto di riservatezza tra i due. Le voci sono state successivamente smentite da entrambi, in particolare da Fedez, che dichiarò attraverso un video pubblicato sul canale del podcast: “Quando si ha una società al 50% tendenzialmente le cose si risolvono davanti ad un giudice, o almeno così fanno gli adulti”.

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La clausola della “roulette russa”

Il provvedimento del 23 febbraio, spiega la nota di Luis Sal, rappresenta una delle poche pronunce edite in Italia sul funzionamento della clausola statutaria della “roulette russa”, contenuta nello statuto sociale della Muschio Selvaggio s.r.l., società che edita il podcast. La clausola roulette è una clausola ripresa dagli ordinamenti americani e inglesi che prevede che, in caso di stallo della società (in particolare nelle società al 50/50), uno dei due soci ha facoltà di fare un’offerta per comprare le quote dell’altro socio. Qualora però quest’ultimo rifiuti è il primo a dover vendere le quote. 

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