- L’attore 54enne svela: “Sicuramente ho sbagliato, mi sono sentito solo, la società è malata”
- “Ho subito un forte ricatto, hanno tentato di chiedermi dei soldi in cambio di queste chat”
Raoul Bova sale sul palco di Atreju a Roma e si sfoga dopo lo scandalo che l’ha travolto a causa dei suoi audio privati inviati a Martina Ceretti, 23 anni, resi pubblici e che l’hanno portato al crack definitivo con la compagna Rocìo Munoz Morales, madre delle sue Luna e Alma, 10 e 7 anni. “Massacrato per aver detto ‘occhi spaccanti’”, sbotta durante il panel “Non con la mia faccia. Deep fake, web reputation e odio social”.
“Cosa ho fatto di così grave? Sicuramente ho sbagliato, fatto errori, me ne pento, ma una persona singola che aveva in mano degli audio privati li ha usati a scopo di lucro, monetizzando, diffamando, cercando consenso, per aumentare il bacino di follower dimenticando cosa andava a fare: accrescere la popolarità uccidendo una persona pubblicamente”, sottolinea l’attore 54enne.
Raoul racconta: “Ho subito un forte ricatto, hanno tentato di chiedermi dei soldi in cambio di queste chat, per tre giorni mi hanno tempestato di telefonate. Io non volevo cedere al ricatto di una persona. Ho pensato: se lo accetto ce ne sarà un altro? Quindi ho deciso follemente di non accettare questo ricatto. Ciò che mi rende triste è che il messaggio che ho ricevuto indietro non è stato bravo, hai vinto, hai sconfitto chi ti ha ricattato. Ho pagato io per aver rifiutato un ricatto, pagato con l’uccisione pubblica”.
“Sono stato sbeffeggiato, ridicolizzato, tutto è diventato virale, tutti gli strati sociali, tutti sapevano di questa storia, di questa parola famosa, occhi spaccanti, è stata la parola più in voga: prima della guerra, prima delle persone uccise, prima dei femminicidi, questa è stata l’italia nell’estate che mi ha massacrato”, prosegue Bova. Il pubblico che lo ascolta applaude. Poi l’artista conclude: “Noi siamo curiosi di questo gossip, siamo abituati a veder crollare una persona per sentirci importanti. E’ una società malata. Io ho denunciato, ma nessuno ha tenuto conto del fatto che quello era un reato, nessuno ha alzato la mano per dire sì blocchiamolo”.

