Venerdì 17 novembre 2023 alle ore 20.00 l’attore incontrerà il pubblico in occasione di un talk animato da Manlio Gomarasca dopo la proiezione dei film Revolver e prima di Addio fratello crudele
Per la sezione Nocturna dedicata al cinema di genere con la complicità della rivista Nocturno
Nato a Peschiera Del Garda in provincia di Verona il 2 agosto il 1941, Fabio Testi è un ragazzo alto 1,90, robusto, aitante ed atletico. Dopo aver studiato da geometra, nel 1966 lascia la provincia veneta per tentare la fortuna a Roma con l’obiettivo non di diventare un attore, ma semplicemente uno stuntman e una controfigura da utilizzare nelle scene più pericolose. A Cinecittà con il nome d’ arte di Martin Mor e di Steve Carson, riesce a ritagliarsi qualche piccolo spazio sui set cinematografici insieme ai colleghi Franco Nero e Giuliano Gemma. Nel ’67 è nel film di Demofilo Fidani Straniero..fatti il segno della croce ! del 1967 e poi dopo aver partecipato in un piccolo ruolo al kolossal di Sergio Leone Il buono, il brutto, il cattivo, decide di studiare seriamente recitazione e si iscrive all’ Accademia d’ Arte Drammatica. La fortuna lo assiste perché il grande Vittorio De Sica lo nota e gli affida la parte del comunista milanese Giampiero Malnate in Il giardino dei Finzi Contini dal romanzo di Giorgio Bassani che contribuisce a renderlo celebre a livello internazionale. La sua carriera è ormai iniziata e diversi registi se lo contendono. Con Pasquale Squiteri gira Camorra, 1972 e I guappi, 1974; con il francese Claude Chabrol, Sterminate “Gruppo Zero”, 1973, storia di un gruppo di anarchici a Parigi decisi a sequestrare l’ ambasciatore statunitense e con il polacco Andrzej Zulawski in L’ importante è amare, 1974, nei panni di un fotografo innamorato di un’ attricetta (Romy Schneider), dove se la cava egregiamente tanto che il critico Tullio Kezich nel recensire il film mette in rilievo la bravura del regista cui “è riuscito il miracolo di rendere disinvolto Fabio Testi”. L’ anno successivo l’attore, nel frattempo legatosi sentimentalmente ad Ursula Andress, è agli ordini di Mauro Bolognini in L’ eredità Ferramonti dal romanzo breve di Gaetano Carlo Chelli. Non poteva mancare nella sua carriera il genere poliziesco-noir con Cosa avete fatto a Solange?,1972 di Massimo Dallamano; Vai gorilla, 1975 di Tonino Valerii; I quattro dell’Apocalisse, 1975 di Lucio Fulci; Il grande racket, 1975 di Enzo G. Castellari; La via della droga, 1976, ancora di Castellari; Enigma rosso di Alberto Negrin; Amore piombo e furore, 1978 di Monte Hellman. Poi ancora due film di Stelvio Massi, Speed Cross e Speed Driver, entrambi del 1980 e Luca il contrabbandiere, 1981 di Lucio Fulci. Ma è Giuseppe Patroni Griffi che gli offre nel 1971 un ruolo di tutto rispetto, quello del nobile Soranzo in Addio fratello crudele, film in costume ambientato all’inizio del Cinquecento. Il ritorno a Mantova di Giovanni (Oliver Tobias) dopo un lungo periodo di studi a Bologna, crea scompiglio. Innamoratosi della sorellastra Annabella (Charlotte Rampling) inizia con lei una relazione segreta. Quando Annabella rimane incinta del fratello, per evitare lo scandalo, decide di sposare Soranzo, un compagno di studi di Giovanni, che quando scopre lo stato della moglie prepara un banchetto per vendicarsi dell’onta subita. Dopo il grande successo di Metti una sera a cena, Giuseppe Patroni Griffi gita quest’opera provocatoria ispirata alla tragedia post-elisabettiana Peccato che sia una sgualdrina di John Ford. Nel 1973 è Sergio Sollima a volere l’attore per Revolver, film che lo vede protagonista al fianco di Oliver Reed. L’attore inglese interpreta il ruolo di Vito, un vicedirettore di un penitenziario di Milano. Un giorno sua moglie Anna (Agostina Belli) viene rapita da una banda di criminali che minaccia di ucciderla se Vito non favorirà l’evasione di un detenuto francese, Milo Ruiz (Fabio Testi). Dopo la fuga dal carcere i due uomini decidono di mettersi sulle tracce dei rapitori, scoprendo di essere entrambi pedine di un gioco più grande di loro. Pellicola meno nota di Sergio Sollima, Revolver si chiude con un finale durissimo. Splendida la colonna sonora di Ennio Morricone con il bellissimo tema intitolato Un amico, ripreso da Quentin Tarantino in una sequenza di Bastardi senza gloria. Fabio Testi, non dotato di una gamma espressiva particolarmente ampia, nella sua lunga carriera ha potuto godere, però, di una grande popolarità, soprattutto presso il pubblico femminile, grazie alla recitazione fisica, alla simpatia innata che ne hanno fatto l’interprete per eccellenza del cinema di genere (oltre cento film), ormai da tempo scomparso dai nostri schermi.
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