Sforna hit a ripetizione e record su record. Capo Plaza, all’anagrafe Luca D’Orso, a 26 anni può vantare una collezione niente male: ben 66 dischi di platino e 36 d’oro. Il suo ultimo album, Ferite, è stato ovviamente al numero uno. Nonostante l’ennesimo traguardo, il rapper di Salerno è sempre pronto a sperimentare: stavolta lo fa con Fino all’Alba, brano dal ritmo afro creato con i re dei tormentoni Takagi & Ketra. Il 13 luglio lo canterà, insieme agli altri successi, al festival Collisioni, ad Alba. E dopo un’estate di live, lo aspetta per la prima volta il Forum di Assago: appuntamento il 1° febbraio. Poi il 4 sarà a Roma .
Non si ferma mai?
«Quando finisco un disco continuo ad andare in studio. Dopo l’album con Ava, il mio producer, avevo bisogno di variare. Ascolto molti pezzi afro e mi sono lasciato trasportare dalle vibes di Takagi & Ketra, con cui non avevo mai collaborato».
Ci sono sempre più tormentoni, come si fa a farsi notare?
«Forse questa è l’estate con più hit. La ricetta per il successo non esiste, cerco di lavorare su cosa mi piace, come ho fatto per Capri Sun e Vetri Neri».
Fino a poco tempo fa nelle hit estive non c’erano rapper.
«Invece adesso dominiamo anche questo campionato. E vedere i rapper a Sanremo è il segno che stiamo vincendo».
Molti, però, ancora non vi capiscono.
«Il rap è bello perché è vario, me ne sono innamorato a undici anni. Era l’unico modo per esprimermi. Spero che la gente ascolti tutte le sue sfumature e che raggiunga un buon livello di cultura hip hop, così da comprenderci».
Per alcuni politici il rap porta i ragazzini sulla cattiva strada e incita alla criminalità.
«Non invitiamo a seguire modelli negativi, anzi siamo l’esempio che anche dai contesti più brutti si può uscire. I rapper fotografano la realtà, quindi anche il male. Il pubblico deve capire che si tratta di un racconto. Ma ogni artista quando scrive deve comunque ricordarsi che lo ascoltano milioni di persone».
In “Nato per questo” canta che il “mondo è sporco”
«Tutti ci sporchiamo e sbagliamo, perché la vita è così, ma quello che conta è restare umani. Nessuno è santo, ma dobbiamo provare a migliorarci nonostante gli errori».
La fama le pesa?
«Mi pesa il fatto di non aver potuto vivere come un ragazzo normale, ma allo stesso tempo sono grato di quello che ho. Mi dispiace non poter andare al cinema liberamente o fare una passeggiata in centro, ma non ho nessun rimpianto. Il successo ha il suo lato negativo».
Si può guarire delle ferite?
«Sì, però diventano cicatrici e ci restano addosso. Ci permettono di ricordare che siamo forti, ma allo stesso tempo che abbiamo i nostri momenti di debolezza. Non possiamo essere sempre perfetti, a volte è giusto soffrire per andare avanti».
Il successo rende soli?
«Assolutamente sì. Il mio telefono squilla solo per lavoro».
I soldi complicano tutto?
«Dalle mie parti si dice che per un po’ di soldi si diventa fessi. E più soldi fai, più la gente intorno a te impazzisce. Passare da 5 a 20mila euro al giorno può essere un problema. Nessuno ti insegna a gestire il denaro o la pressione quando ti trovi davanti a diecimila fan. Sbagli, cresci, fai soldi, ma lungo la strada purtroppo perdi degli amici».
Cosa non capiscono gli altri?
«Che dietro la star c’è una persona, che si sente persa e va in burnout».
Oggi è felice?
«Un giorno sì, l’altro no. Dentro di me è ancora guerra».
Quest’estate con i live farà allenamento per il Forum.
«Non mi sono mai considerato un artista da Forum e forse mi sono un po’ sottovalutato. È un traguardo che rappresenta i passi avanti che ho fatto. Nel mio cuore, però, il mio Forum è a Salerno, a casa mia».
Ci torna spesso a casa?
«Ci sono stato una settimana fa. Ma vorrei provare a passare più tempo nella mia città».
Un sogno per il futuro?
«Trasferirmi in America, magari in una villetta a Los Angeles. E poi fare la spola con l’Italia, come un vero italoamericano. Musicalmente, voglio allargare il mio pubblico».
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