Bonus Natale per 4,6 milioni ma niente cumulo in famiglia


Alla fine il Governo cala le carte in tavola. Il bonus di Natale di 100 euro netti diventa più ampio, molto più ampio. L’aiuto nelle tredicesime arriverà a circa 4,6 milioni di dipendenti privati e pubblici, ma non sarà possibile il cumulo se a percepire l’indennità è già un componente del nucleo. L’allargamento in termini numerici è comunque notevole rispetto alla platea originariamente delineata dalla conversione del decreto Omnibus di inizio ottobre, che si doveva fermare a un milione di beneficiari. Dopo la fase di ricerca delle risorse aggiuntive ai 100 milioni di euro già stanziati per la precedente formulazione, arriva la messa a punto nel decreto legge che contiene anche la riapertura dei termini del concordato preventivo al 12 dicembre. Un’estensione che costerà poco meno di 225 milioni di euro, che in attesa del gettito da concordato vengono presi in “prestito” da uno stato di previsione di spesa del Mef.

La grande novità è la possibilità di consentire l’accesso alle famiglie con un solo genitore. Ed era uno dei vulnus denunciati dalle opposizioni durante la conversione del decreto Omnibus, su cui il viceministro dell’Economia Maurizio Leo aveva dato rassicurazioni che il dossier sarebbe stato riaperto. Proprio Leo ha chiarito i termini dell’allargamento della platea dei beneficiari: «Viene di fatto eliminato il requisito di avere il coniuge a carico e dunque per avere il bonus basterà avere almeno un figlio a carico». Stop quindi alla restrizione per cui bisogna per forza avere un coniuge da cui bisognava non risultare legalmente separato o divorziato. In questo modo anche i nuclei che sono composti da un solo genitore con un figlio a carico possono accedere all’aiuto che per il momento è «una tantum», in quanto come recitava la premessa dell’articolo del decreto Omnibus che l’ha introdotto l’obiettivo a tendere è quello di arrivare a una tassazione sostitutiva (ossia una flat tax) per alleggerire il carico fiscale sulle tredicesime, così come era stato stabilito nella delega fiscale.

In questo modo, ha sottolineato Leo, «passeremo da poco più di un milione di contribuenti ad oltre quattro milioni e mezzo». Chiaro l’obiettivo di dare un ulteriore impulso alla capacità di acquisto in vista delle festività di fine anno: «Si tratta di un’ulteriore spinta – ha rimarcato Leo – per i consumi natalizi, un aiuto in più ai lavoratori e ai contribuenti in un momento particolare dell’anno, quando le spese familiari tendono ad aumentare». Letta più politicamente il messaggio è anche rivolto ai sindacati che, dopo l’incontro di lunedì a Palazzo Chigi, hanno ribadito lo sciopero generale del 29 novembre chiedendo, tra l’altro, all’Esecutivo maggior coraggio sulle misure a sostegno dei redditi più bassi. Per Leo l’intervento sui 100 euro «si affianca ad altre agevolazioni già messe in atto, come la riduzione dell’Irpef e del cuneo fiscale, per sostenere le famiglie e promuovere una maggiore crescita economica».

Il target è comunque quello dei redditi medio-bassi. Il requisito per richiedere l’aiuto con l’autocertificazione da presentare al datore di lavoro resta, infatti, quello di non avere un reddito complessivo a 28mila euro. Allo stesso tempo non bisogna essere incapienti, ossia avere un’imposta lorda su redditi di lavoro dipendente il cui importo sia superiore alle detrazioni spettanti. A questo però viene aggiunto il paletto per evitare un cumulo nello stesso nucleo: l’indennità non spetterà, infatti, al lavoratore dipendente coniugato o convivente il cui coniuge o convivente sia già beneficiario dell’aiuto.

In ogni caso, come anticipato, l’importo sarà di 100 euro netti, perché a differenza della primissima versione dell’aiuto (che era stata inserita nel decreto delegato su Irpef/Ires e doveva essere pagato a inizio 2025 e non nelle tredicesime 2024) le regole stabiliscono espressamente che l’indennità in questione «non concorre alla formazione del reddito complessivo del lavoratore dipendente».



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