Un anno fa andai alla prima napoletana del “Natale in casa Cupiello” di Eduardo rifatto da Vincenzo Salemme. Portò in scena il “suo” Cupiello. Salemme è una persona abbastanza schietta. Venne in redazione per una intervista, disse: «Ma secondo te avevo la presunzione… e ‘m’accustà a Eduardo, dai, ma come si fa?».
Il testo di Salemme è più carico sulle battute, sul lato comico. Eduardo era un gigante inimitabile e col tempo era diventato più silenzi che battute, più assenza acuta presenza che preponderanza in scena. Salemme non ha imitato, né “migliorato” (Eduardo perfidamente diceva «grazie ma non mi migliorate…» a chi gli dava consigli).
Ha fatto un’operazione bella, lo ha portato in scena in tutti i teatri d’Italia e ora, il giorno di Santo Stefano, è arrivato in prima serata su Raiuno, recitando (in diretta!) il testo eduardiano, valorizzando anche il centro di produzione Rai di Napoli diretto da Antonio Parlati.
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Roba che non vedevamo da decenni. Dobbiamo essergli grati, dunque, più d’una volta. Per aver mostrato che metter mano a Eduardo e avvicinarlo a certi tempi televisivi d’oggi è possibile. Per aver dimostrato che per riportare in tv un testo così amato forse è giusto andare a pescare tra gli attori con una “sana e robusta costituzione” partenopea e non cercarne altrove. E infine per aver valorizzato il centro di produzione della Rai di Napoli trascurato e in parte marginalizzato negli ultimi anni.
Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. È autore del libro “Se potessi, ti regalerei Napoli” (Rizzoli).
Ha una newsletter dal titolo “Saluti da Napoli”. Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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