In Uno Rosso emergono quattro modelli fondamentali di essere uomo: quello paterno, il leader vero, pieno di compassione e umanità, il più forte di tutti (proprio fisicamente), un vero modello da seguire in capo al mondo, che ha sempre la parola giusta e di cui tutti cercano l’approvazione (Babbo Natale interpretato dal solito granitico J. K. Simmons); quello del maschio alfa, determinato e ambizioso, militaresco nell’impostazione, serio e dedito alla causa, braccio destro affidabile, ha tutti i valori giusti e pecca solo di rigidità, ha un cuore morbido ma difficile da aprire (Dwayne Johnson); quello perdente ma con stile, rilassato, pieno di battute, cool nell’atteggiamento, che sarebbe una brava persona ma il mondo intorno a lui lo ha portato sulla cattiva strada, solo farlo entrare nel branco di uomini, cioè accettarlo, lo può redimere (Chris Evans con occhiali da sole); quello animalesco, l’uomo tradizionale, una bestia gigantesca, forzuta, che pensa ai piaceri della carne, a divertirsi con gli schiaffi, a bere, e nonostante sia ostile sa riconoscere le persone di valore, soprattutto è vulnerabile al fascino del branco (Krampus, fratello cattivo di Babbo Natale).
Con questi quattro modelli viene costruita una storia che ha tanti sentimenti quanto schiaffoni e che li esprime con niente più di una sonora e sentita pacca sulla spalla, accompagnata da uno sguardo che dice “Sono fiero di te, figliolo!”. E tanto basta. L’importante in Uno Rosso è ribadire come nel mondo degli uomini, al pari di quello della mitologia natalizia, ciò che conta è far parte di un gruppo, perché il branco migliora tutti e dà a tutti un senso. Come detto, è un film totalmente di fantasia.
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