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ROMA – Un bar di Torino, “un brutto giro di Piacenza”. Poker e blackjack. No, anche il tennis. E sì… il calcio, ma poco. Prima Fagioli. Poi Tonali, e Zaniolo. Il nome di Zalenski l’ha fatto per ora solo Fabrizio Corona, che sta gestendo e monetizzando modi e tempi della somministrazione mediatica del triste, più che oscuro, caso di calcio-scommesse edizione 2023. Spifferi, bufale, avvisi di garanzia spettacolarizzati per reati minori che tradotti in giustizia sportiva prendono le forme di anni di squalifica. Tutto già visto, dagli anni ’80 in poi niente d’inedito. Il pallone italiano perse l’innocenza allora, e da allora declina in scandalo anche fattispecie poco assimilabili. E dalla Germania la Faz fa notare, con un po’ di divertita scaramanzia, che tutto sommato gli scandali ci fanno bene: nel 1982 vincemmo il Mondiale, dopo Calciopoli nel 2006 pure, dopo il caso scommesse del 2012 (quello con Criscito indagato a Coverciano e poi scagionato dopo mesi di ignominia) l’Europeo. Però il polverone persiste: è una nebbia dai contorni sfatti quella che introduce Inghilterra-Italia a Wembley. Perché i prossimi Europei, per vincerli, bisogna prima conquistarli. E dunque la Procura della FIGC continua a lavorare per accertare le varie ed eventuali responsabilità dei giovani giocatori presi dalla compulsione del gioco. Dopo le audizioni di Nicolò Fagioli, ecco Sandro Tonali, che sarebbe disposto a collaborare per chiudere in fretta la vicenda e ottenere uno sconto della pena.
È un’inchiesta a cascata: Fagioli sarebbe finito dentro l’inchiesta della Procura di Torino un po’ per caso, mentre i poliziotti indagavano su un personaggio sospettato di avere contatti con la criminalità organizzata, tra piattaforme non legali e crediti da recuperare. Fagioli, dipinto negli ultimi giorni come malato d’azzardo reo-confesso, avrebbe scoperchiato il vaso di Pandora. Una volta messo di fronte alle proprie responsabilità dalle forze dell’ordine, ha ammesso le sue colpe e si è autodenunciato alla Procura della Figc: dice di non aver mai puntato sulle sue partite e sulla Juventus, ma ammette di aver scommesso anche sul calcio, sulla Serie A e sulla Champions. Mentre gli inquirenti spulciano le chat alla ricerca di fatti, si rincorrono ricostruzioni e teorie. Una di queste dice che se anche Tonali è disposto ad autodenunciarsi al procuratore federale Giuseppe Chiné, è perché evidentemente tra le scommesse effettuate dal centrocampista del Newcastle c’è anche il calcio. L’articolo 24 del Codice di giustizia sportiva non ammette ignoranza: è vietato puntare sulle competizioni di Figc, Fifa e Uefa. La sanzione prevista è di tre anni di squalifica, fino a cinque se venisse accertato che il giocatore scommette su una partita della propria squadra. Tonali cercherà il patteggiamento, e gli verrà chiesto di trasformarsi in esempio di virtuoso pentimento portando la sua storia in comunità.
Di fatti, a parte quelli iniziali che hanno montato il caso con il “blitz” della Polizia nel ritiro della Nazionale a Coverciano, ce ne sono pochi: ci vuole del tempo per estrarre dagli smartphone sequestrati giovedì gli elementi a carico degli indagati per esercizio abusivo di attività di gioco o di scommessa. I pm, nell’attesa, non hanno ancora richiesto di ascoltarli. L’ambiente intanto sta cercando di calcolare i danni. Se non quelli d’immagine per tutto il movimento, almeno quelli “sportivi” di tre giocatori giovani, nazionali. Una certezza, conti alla mano, è che in caso di colpevolezza, Fagioli, Tonali e Zaniolo salteranno gli Europei e le qualificazioni ai Mondiali del 2026. Perché neppure con i patteggiamenti farebbero in tempo a rientrare per l’appuntamento di metà giugno in Germania. Se poi si finisse a processo, dal primo grado (Tribunale federale) al terzo (Collegio di Garanzia del Coni) passerebbero almeno 4 o 5 mesi, con una sentenza definitiva non prima di maggio o giugno 2024. I giocatori sarebbero squalificati anche se impiegati all’estero. Improbabile che la lista dei giocatori coinvolti resti quella attuale (dipende dai leak di Corona…). Perché i giocatori “beccati” possono dover rispondere anche di omessa denuncia di chi aveva cognizione del “reato”. La sanzione minima, se accertata la colpa, è di sei mesi di squalifica più un’ammenda a partire da 15.000 euro. A scanso di equivoci, la Juventus ha nei giorni scorsi reso noto di aver tempestivamente avvertito la Federcalcio appena venuta a conoscenza dell’implicazione di Fagioli.
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